good at falling - the japanese house

The Japanese House – “Maybe you’re the reason”

“Apathy’s a funny feeling”. La frase contenuta in questo brano non può completamente riassumere “Good at falling”, primo disco di Amber Bain sotto il nome di The Japanese House ma può andarci molto vicino.

The Japanese House “Maybe you’re the reason”

Ci sono tanti sentimenti in queste canzoni, sentimenti che a volte non trovano modo di esprimersi con la persona amata, a volte esplodono, delicati ma anche senza tanti giri di parole. Sempre che non rimangano un pensiero nella sua testa.

E’ la sincerità a uscire fuori dalle canzoni di questo disco, situazioni di una vita sentimentale in cui ci si può riconoscere a meno di non vivere nella casa del Mulino Bianco.

The Japanese House - "Maybe you're the reason" 1

L’estetica sonora di questa giovane artista londinese, diversamente da diverse autrici americane che usano ambientazioni acustiche o elettricamente delicate, richiama tanti elementi del pop di diversi anni fa ma con un risultato personale e innovativo. In questa estetica c’è probabilmente l’influenza di Matt Healy dei The 1975, che ha prodotto anche artisticamente il disco, anche se i sintetizzatori facevano parte anche prima del mondo musicale di Amber Bain.

I brani del disco raccontano come superare i traumi di una separazione sentimentale, traumi familiari, scoprire e affrontare i lati oscuri di se stessi, affrontare la morte del proprio primo amore e cercare in qualche modo di rialzarsi.

“Maybe you’re the reason” è la presa di coscienza del punto a cui è arrivata una relazione, il momento in cui si cerca di capire se si vive di qualcosa di concreto o nel ricordo di ciò che è stato, ma anche del fatto che probabilmente si è già andati oltre.

Ho scelto questo brano da “Good at falling” (in love, potrei aggiungere per spiegarlo meglio) ma avrei potuto scegliere “Lilo”, “Follow the girl” o “I saw you in a dream” e non avrei sicuramente sbagliato.

Non sapevo che Amber Bain avesse cercato inizialmente di mantenere nascosta la sua identità, la sua immagine da Kurt Cobain queer che suona una stratocaster alla rovescia mentre con l’altra mano suona accordi su un synth. Ora con il supporto di Matt Healy sembra aver fatto pace con questa sua paura di essere categorizzata e incasellata in un genere.

P.S.
Con questo post inauguro la categoria “canzone del giorno”. Non è detto che pubblicherò una canzone al giorno, come non è detto che ne scriverò ogni volta, potrei pubblicare solo il video