eternal sunshine of the spotless mind

Meet me in Montauk

Per me vale solo il titolo originale, “Eternal sunshine of the spotless mind”.

SPOILER ALERT, quindi se vuoi vederlo, fallo ora e chiudi questo sito.
Dico sul serio, guardalo ora.

Il film è una storia sull’amore, sulla fine dell’amore, sulle macerie che lascia dietro di sé e sulla ostinazione del “provarci ancora”, pur sapendo ciò che è stato e che probabilmente ancora sarà.

Raccontato così, e ognuno è libero di vederlo a modo suo, può sembrare un film triste, e lo è. Eppure è un film che è in grado di parlare ad ognuno di noi, indipendentemente se stiamo vivendo una relazione felice, un periodo triste dopo una separazione, se stiamo benissimo da soli o stiamo vivendo un momento di solitudine.

La scena in questo primo video è per me una delle più belle della storia del cinema, e non sono rimasto sorpreso quando ho letto del fatto che gli attori, Kate Winslet e Jim Carrey, sono stati lasciati liberi di mettere del loro nella sceneggiatura, cosa che si può notare leggendo la sceneggiatura originale (andate a pagina 105).

La magia di questa scena è amplificata dal brano al pianoforte di Jon Brion, bellissimo ma troppo breve . Il brano si chiama “Peer Pressure” e in questo video è seguito da “Row”.

Il titolo italiano è veramente brutto, cosa che invece non si può dire del doppiaggio, che trovo bello e intenso, anche se ci sono alcuni errori e giochi di parole mancati.

Nel video c’è la stessa scena di quello in inglese ma parte un po’ prima, dalla scena sulla spiaggia.

La cosa strana è che questo film era uno dei miei preferiti ancor prima di separarmi. E ora non capisco se mi parla in modo diverso oppure ora riesco a capirlo ancora meglio.
Quella frase nelle ultime scene del film, quando Joel dice “che spreco di tempo passare tanto tempo con una persona per poi scoprire che è un’estranea” è un po’ quello che diciamo quando una relazione arriva alla sua fine e non riconosciamo più la persona che abbiamo amato.

Nell’intervista a Michel Gondry e Jim Carrey si racconta di come l’idea principale del finale fosse completamente diversa, ma proprio l’apporto degli attori abbia portato Gondry a scegliere un finale più romantico, diciamo così: l’idea originale prevedeva che alla fine si capisse che tutta la storia si svolgeva nella testa di Clementine.

Non so per voi, ma per me è nella mia personale classifica dei comfort movies, quelli che non ti stancherai mai di vedere e che sono così coinvolgenti da tenerti legato.